Dove và questo incasinato mondo? È una domanda che spesso mi ritrovo nella mente. Ogni altro giorno, qualcuno, è attivo per ritornare al passato contro diritti acquisiti, libertà, idee. Cosa sta accadendo in questo incattivito mondo, incapace di osservare la bellezza di un pianeta unico e la bellezza dentro ad ognuno di noi? C’è bellezza in noi, è innegabile, abbiamo potenzialità incredibili, eppure siamo sempre presi ad estrapolare da noi, il peggio. Lo si vede nelle piccole e grandi azioni in piccoli e grandi contesti di vita. “Siamo violenti per natura” ho sentito dire poco tempo fa ed è vero; siamo più istintivi che abili nell’uso della ragione. Da questa violenza cronica è nata tutta la storia umana, che ancora oggi persegue su tale sentiero la stessa modalità. La difficoltà di noi umani, è essere convinti che senza violenza e tutte le sue varianti, non sappiamo come far venir sera.
Lo stato della violenza, della sopraffazione, dell’imporsi a tutti i costi, è una forma mentale non solo primitiva e sterile arroganza, ma una chiara forma di insicurezza e di megalomania, che si nasconde proprio dietro a tali espressioni di violenza. Una reale incapacità di affrontare la realtà con coraggio in una chiave di lettura dove sentirsi parte dell’umanità o della stessa società in cui si vive, alla pari con le diversità che si ha l’opportunità di incontrare, nelle forme di dialogo, incontro, confronto intellettuale, scevro da muri di superiorità, è la forma utile per incontrare il mondo e la sua essenza. Non riuscire in questo o addirittura evitarlo con intenzione di farlo, forma più che attuale in uso, diventa ostacolo e sconfitta per chi si sente persona appartenente all’umanità. Diventa anche patetica forma di una deforme visione psichica in un mondo egoistico dove l’ego prevale sul valore condiviso. Ne emerge, dunque, che l’uso della violenza sembra, oppure è, una misera difesa trasformata in attacco diretto contro l’uso della ragione. Questo è ciò che ci arriva dal passato e che ancora oggi è ritenuto da seguire.
E la ragione? E il confronto con il dialogo? E il noi, inteso come comunità aperta? Forme evitate, ridicolizzate, banalizzate, e una volta raggiunto il potere, l’obiettivo che si aveva in mente, attivato, anche se comportava o comporta offese, massacri, disastri, guerre, privazione dei diritti umani.
Mentre la preziosità, definita da me, bellezza interiore a riferimento dei valori citati, corrispondente alla mente aperta? Beh, secondo “qualcuno” vecchiume. Infatti mai raggiunte, molto cercate, mai conquistate in modo da ritenere come forma di alto valore evolutivo, per questo ancora oggi noi umani non abbiamo compreso il nostro senso di vita su questo pianeta. È questo che mi preoccupa, perché ritengo criminale, e non credo di esagerare, che ancora oggi si usi guerre, violenze varie, di cui anche l’arroganza ne è una componente e molte altre varianti del sopruso anche istituzionale, ancora in uso oggi. Una paurosa pochezza mentale, che come nel passato stiamo pagando come umanità a caro prezzo. Se questo non è un crimine, cosa può essere?
Testo di Roberto Rossi