Finalmente il nono volume è arrivato, allineato nel ripiano della mia biblioteca e preceduto dagli otto “fratelli maggiori”. La gestazione ha conosciuto le difficoltà temporali legate alla pandemia che ne ha ritardato la pubblicazione, come la stessa casa editrice ha voluto sottolineare, ma ora già viaggia nel mondo rispondendo all’attesa dei suoi moltissimi lettori. Infatti, come gli altri libri, “Italia ante Covid” di Goffredo Palmerini (One Group Edizioni, 2020), sta superando i nostri confini per approdare in terre anche molto lontane e unire attraverso i ricordi, i personaggi, le storie, le tradizioni e tanto altro ancora, le comunità italiane sparse nel villaggio globale della conoscenza.
E come per gli altri, ho dapprima incominciato a sfogliarlo, a soffermarmi a caso qua e là nel percorso pre-covid tracciato dall’autore, a leggere un capitolo per poi andare altrove, a cercare ciò che mi sarebbe piaciuto trovare, insomma ho cercato di impadronirmi del libro perché secondo una personale convinzione la pubblicazione di un testo comporta il possesso del lettore. Così ho tentato, nel rispetto dell’autore, di farlo mio, di non seguire le pagine ma di farmi guidare dall’indice nella convinzione che alla fine avrei letto tutto il volume.
Ho ritrovato il fascino della narrazione Alla scoperta delle meraviglie del Belpaese quando la parola si trasforma in storia, immagini, colori, odori e sapori e consegna ricordi e conoscenze a lettori lontani. Viaggio metaforicamente con l’autore, i luoghi mi accolgono e ascolto le particolarità della loro antica storia; gli occhi godono la varietà dei paesaggi, s’imbevono di colori e ammirano la sapienza delle città e dei borghi affacciati sul mare o “arroccati su monti e colline come piccoli presepi”; l’olfatto coglie gli odori di “terre generose e feconde” e il profumo di pianure e di boschi; il gusto cattura le molteplicità dei sapori dalla “vasta gamma di produzione locale”.
Conosco “la millenaria arte” e la raffinatezza artigiana tramandata nei tempi generazionali; raccolgo il fascino di antichi templi “di magnificente bellezza e spiritualità” raggiunti dai pellegrini di ogni terra; scopro antiche culture racchiuse in “una vera enclave culturale”; allargo l’appello che “si aprano finestre” al fine di rendere “il doveroso tributo” a donne e uomini illustri del territorio aquilano messi nell’ombra perché soggiacciono al detto “di non essere profeti in patria”.
L’arte di plasmare la parola ai fini di narrazioni letterarie nate da realtà antiche o quotidiane, dai viaggi, dalla storia, dalla cronaca, contraddistingue la scrittura di Palmerini e connota lo stile del giornalista: viaggia per raccontare, per cercare di portare agli altri di terre lontane le emozioni, le sensazioni, le conoscenze di luoghi, di persone, di avvenimenti. È, come nota Lina Palmerini nella Presentazione del volume, l’impegno dell’autore “[…] a scovare storie e persone nell’intento di tessere una rete, tenerla viva e alimentarla come volesse ricreare lo stesso spirito che si respirava nei paesi d’Abruzzo… sempre con l’idea di onorare una parte di noi stessi, dei nostri padri e nonni di quello che ci hanno insegnato…È una parte importante di identità […]”.
Ma una parte per “gli altri di terre lontane” sono anche per noi, da fuori confine al dentro confine: mi si perdoni l’anafora per rendere il concetto. Infatti come non leggere i reportage dal Canada dove “Il cielo di Montreal è plumbeo, pioviggina e l’aria è quasi gelida”, sul Columbus Day in Michigan con il richiamo a Cristoforo Colombo e alle presunte revisioni storiche oltre Oceano che: “[…] Un’abborracciata e presunta revisione storica, che nulla ha di fondato con la Storia, vorrebbe Cristoforo Colombo non scopritore del nuovo mondo ma spietato -genocida- dei Nativi. Ancora più motivata, dunque, la passione della comunità italiana nel celebrarne la Giornata come una manifestazione dell’orgoglio degli italo-americani per quanto hanno dato al grande Paese che li ha accolti, diventando la loro seconda patria. […]”.
Precise sono le parole di Benedetta Rinaldi nella Prefazione al volume quando sottolinea “[…], quella di Goffredo è una vera e propria missione di -ambasciatore- della più bella Italia, nel promuovere oltre i confini della regione e del Paese le singolarità e le meraviglie dell’Abruzzo, come pure del resto d’Italia… Questo impegno di servizio funge peraltro da straordinario rafforzamento del legame etico e culturale tra l’Italia e l’altra Italia […]”. Personalmente aggiungerei che grazie alle numerose “pillole” conoscitive disseminate tra le pagine, “l’impegno di servizio” conosce sempre il viaggio di ritorno da uomini/donne, luoghi e usanze di terre fuori confine e l’Italia.
Uno dei tanti esempi della mia affermazione può venire dalla lettura di Appunti di viaggio, tra Detroit e Rochester dove un’ampia introduzione conoscitiva della città di Detroit e di tessere di emigrazione, ci introduce ad una varietà di letture tra storia, personaggi, gastronomia, paesaggi, ricordi in un lungo percorso di attraversamento del Canada con l’approdo nella città di Rochester.
Poi i protagonisti. Narrazioni diffuse di emigrazione, antiche e nuove generazioni dalle comuni radici di terre abruzzesi e non di cui l’esempio più illustre, citato sempre nei libri di Palmerini a testimonianza di una ferrea amicizia e di una stima reciproca, è il grande drammaturgo Mario Fratti a cui è dedicato il libro: “a Mario Fratti, drammaturgo scrittore e poeta insigne, amico straordinario e fraterno con L’Aquila nel cuore”. Cosa dire? Ogni protagonista è una storia narrata di sacrifici e di successi, di memoria e di riscoperte, solo la lettura totale del libro darà la giusta dimensione: una personale scelta sarebbe arbitraria. A loro si aggiungono i residenti in terra di confine. Uomini e donne illustri, personalità insignite di riconoscimenti: per ognuno pennellate di emozioni.
Infine vorrei indirizzare la penna direttamente sull’autore tramite alcune interviste riportate nel volume. La prima è di Domenico Logozzo, già Caporedattore Tgr Rai, a seguito dell’uscita del precedente volume Grand Tour a volo d’Aquila. Attraverso l’intervista si colgono alcuni elementi essenziali della scrittura di Palmerini che permeano tutti i suoi volumi. Innanzi tutto la condivisione partecipativa e la diffusione conoscitiva delle vicende di intere generazioni che partendo da antiche radici hanno germogliato oltre confine. Ma non è solo cronaca: emozioni, sentimenti ricordi, speranze, amicizia, fratellanza, impegno civile, cultura, permeano le sue pagine dove l’essere umano è sempre posto al centro della narrazione.
La seconda è di Giustino Parisse, redattore del quotidiano “il Centro”, dal titolo Serve maggiore dedizione al bene comune, dove da un incipit dedicato all’infanzia di Palmerini, agli studi e al percorso lavorativo, la lente si dilata all’attività trentennale di amministratore del Comune dell’Aquila, come consigliere, assessore e vicesindaco. Lì emerge la linfa di valori ispirata dal cattolicesimo democratico che ha nutrito non solo l’attività politica, cercando di operare per “l’interesse generale”, ma tutte le molteplici esperienze fino a contribuire a dare voce al fenomeno emigratorio, perché dalle antiche sofferenze, merita di essere “conosciuto e riconosciuto” nella Storia d’Italia per ciò che è stato, per ciò che ha donato, per ciò di cui ora gode in stima e prestigio.
Un’ultima nota la voglio dedicare a quelle pagine scritte all’inizio del libro: Dieci anni dal terremoto dell’Aquila: il nostro grazie. Ebbene lì c’è tutto il nostro Autore, non hanno bisogno di commento: leggetele all’inizio e rileggetele alla fine. Vi accorgerete che raccolgono il carattere e lo spirito dello scrittore.
*Scrittore e critico letterario