Goffredo Palmerini Abruzzo, Cultura
L’AQUILA – È prossima l’uscita del volume “Ti racconto così” di Goffredo Palmerini, quindicesimo libro del giornalista e scrittore abruzzese per le Edizioni One Group. Il volume, in corso di stampa, sarà disponibile per fine maggio nelle librerie e sulle principali agenzie di vendita online. Dedicato a L’Aquila – Capitale italiana della Cultura 2026, città dove l’autore è nato e vive, il libro ne esalta la bellezza e le singolarità, come pure dell’Abruzzo e del Bel Paese altre meraviglie nell’anno dedicato al Turismo delle Radici.
Preziosa veste grafica, 326 pagine raccontano fatti significativi, storie di vita, viaggi, eventi straordinari e personaggi che ovunque nel mondo rendono onore all’Italia. Un libro denso di speranza, coraggio ed ottimismo. Un libro coinvolgente, con una scrittura bella ed intrigante, arricchito dallo splendido apparato di 302 immagini in bianco e nero a corredo dei capitoli.
Il volume apre con due eccellenti contributi: la Presentazione di Pierfranco Bruni, scrittore e poeta, archeologo già direttore del Ministero per i Beni Culturali, e la Prefazione di Lucilla Sergiacomo, docente, saggista e critica letteraria. Con l’assenso dell’editore One Group, se può essere d’interesse, quale anticipazione all’imminente uscita del libro si invia la Prefazione e l’immagine di copertina.
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PREFAZIONE
di Lucilla Sergiacomo
Se Goffredo Palmerini fosse vissuto ai tempi dell’antica Roma potremmo rintracciarlo nel novero dei pontefici massimi, i magistrati che registravano negli Annales maximi i fatti più rilevanti, politici, militari e sociali, accaduti nell’anno trascorso, iniziando dai nomi dei consoli e delle altre autorità e ricordando le vittorie in guerra. Gli Annales venivano poi esposti pubblicamente presso la dimora del pontefice su una tabula dealbata perché tutti li vedessero. Oltre a inventariare gli eventi notevoli della vita civile e politica che si svolgeva a Roma, gli annalisti si spostavano dalla storiografia locale per dare notizie riguardanti la rete dei rapporti dei romani con i popoli confinanti e per prendere nota delle imprese di conquista che in una manciata di secoli trasformarono la città nata sui sette colli nella capitale di un grandioso impero.
Come un vero e proprio annalista, anche Palmerini ci restituisce numerose e varie cronache dell’Aquila, l’amata città d’origine, a partire dai fatti destinati a passare alla storia, come la partecipazione di Papa Francesco al rito della Perdonanza, sino a importanti eventi culturali, quali le celebrazioni in onore di Margherita d’Austria e la presentazione dell’Itinerario Culturale Europeo “Le vie dell’imperatore Carlo V”, passando infine a segnalare pezzi di storia quotidiana della vita cittadina, come la riapertura dell’ “Antico Caffè delle Tre Marie” o l’asta di tre opere di Andy Warhol che la Casa d’aste Gianluca Gliubich avrebbe svolto “nella stupenda cornice di Palazzo Cipolloni”. Alle cronache locali appartengono anche le notizie su eventi culturali svolti in Abruzzo, le presentazioni di interessanti libri d’arte, storia, poesia, narrativa e critica letteraria che rientrano nell’area dell’abruzzesistica e di premi eccellenti conferiti ad abruzzesi, tutte occasioni che comunicano vitalità e impegno e si alternano ai ritratti di persone care e di personaggi della nostra regione recentemente scomparsi. Tra questi, particolare è l’attenzione riservata a due importanti aquilani, il drammaturgo Mario Fratti e lo storico Raffaele Colapietra.
Del primo, del quale Palmerini è stato amico fraterno e a cui, pochi mesi dopo la morte, ha dedicato il volume Il mondo di Mario Fratti (One Group, 2023), si ricorda che dagli anni Sessanta era emigrato a New York, dove era diventato un punto di riferimento culturale, e si sottolinea il valore e il successo dell’opera teatrale, rappresentata in tutto il mondo e insignita di prestigiosi riconoscimenti, fra cui ben sette Tony Award. Del professor Raffaele Colapietra, oltre a dar nota della sua imponente bibliografia, si delineano i tratti del suo carattere di “uomo libero”, “spirito critico, fortemente attento alla vita civile, talvolta salace nei giudizi, ma che aiutava a comprendere L’Aquila del presente e quella del futuro”.
Sono inoltre inserite nel volume le cronache di alcuni eventi culturali italiani ed esteri degni di memoria che hanno avuto come teatri il festival di Spoleto, dove è stato annunciato il Premio intitolato allo scrittore Gennaro Manna, le sale di New York e Boston che hanno ospitato i concerti del mandolinista abruzzese Francesco Mammola, Roma per il convegno “Dialogo e Diritti umani” organizzato dal Laboratorio Sant’Anselmo e sempre Roma per l’esposizione dedicata dall’Accademia di Romania al grande pittore Constantin Udroiu, la Biblioteca delle Oblate a Firenze per “Divinamente donna”, convegno sulle questioni di genere e sulla lunga marcia delle donne nelle istituzioni elettive italiane.
Agli eventi del luogo vicino, come è ben visibile nella serie di interventi sopra menzionati, la cronaca annalistica di Palmerini accosta e lega quelli del mondo lontano, dirigendo contemporaneamente il suo sguardo, la sua attenzione e la sua testimonianza su molti posti della terra e rivelando così la sua vocazione di scrittore glocal e di giornalista odeporico. Da molti anni, ogni anno, un suo libro riunisce racconti dei suoi viaggi nei paesi esteri e dei suoi incontri con le comunità italiane ivi residenti, cosicché tramite i suoi scritti puntuali emerge la storia sommersa delle famiglie dei nostri emigrati, delle fatiche e dei problemi affrontati, degli obiettivi raggiunti, del rapporto che hanno conservato con l’Italia, pur vivendo fuori dalla loro terra d’origine ormai da quattro o cinque generazioni.
Il presente volume di testi miscellanei datati dal maggio 2022 al maggio 2023 annuncia subito la sua propensione a unire testimonianze selezionate di ciò che accade a L’Aquila, in Abruzzo e in Italia ad altre notizie e documentazioni che si allargano al vasto mondo. L’articolo iniziale introduce infatti il grande tema senza confini del “Fare la pace” e dire sempre no alla guerra riassumendo le riflessioni avvenute in un convegno svoltosi a L’Aquila con Roberto Zuccolini, portavoce della storica Comunità di Sant’Egidio, un’istituzione che sin dalla sua fondazione nel 1968 svolge l’opera di evangelizzazione e di promozione della pace, di riconciliazione tra i popoli e di cooperazione internazionale.
La manifestazione pacifista svolta a L’Aquila riguarda gran parte del mondo ora sconvolto da due enormi conflitti, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e il tragico risveglio del cronico scontro tra Israele e Palestina, ma l’autore ricorda che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale molto più numerose sono state le guerre che il mondo ha conosciuto: dal 1945 al 1985 sono stati rilevati 185 conflitti costati la vita di 36 milioni di persone; sono quelle guerre che Papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale a pezzi” e questo è solo uno dei tanti dati allarmanti, anche per la sua incompletezza, posto al centro dell’incontro aquilano. Il problema della pace nel mondo è ripreso in altri scritti del volume di Palmerini e con forte suggestione nel discorso pronunciato da Papa Francesco durante l’emozionante visita pastorale del pontefice a L’Aquila, avvenuta nell’agosto del 2022 per aprire la Porta santa della settecento ventottesima edizione della Perdonanza.
Alla significativa scelta di porre nelle prime pagine del libro l’esigenza della pace, un ineludibile bisogno dell’intera umanità, si collega il filo rosso dell’italianità nel mondo, argomento di grande competenza dell’autore che anche in questo libro, come in altri dei suoi precedenti annuari, lo affronta con passione ed efficacia in vari interventi, dai quali molto si può apprendere sulla storia dell’emigrazione degli italiani nel mondo e in particolare degli abruzzesi. In un’ampia relazione sul tema, una vera e propria lezione, presentata in occasione del cinquantennale dell’associazione “Gli abruzzesi a Firenze”, Palmerini affronta un fenomeno storico di grande portata partendo da una ricostruzione cronologica delle ondate migratorie, esplose tra il 1880 e l’inizio del nuovo secolo e successivamente dopo la fine della seconda guerra mondiale, sottolineando che si tratta di una diaspora che ha visto partire circa 29 milioni di italiani in completa assenza di provvedimenti giuridici che disciplinassero il diritto di emigrare e contemplassero contemporaneamente forme di protezione civile per gli emigrati.
Più volte l’autore richiama le rilevanti affermazioni raggiunte in vari ambiti da molti italiani nei paesi esteri, ai quali hanno offerto e offrono risorse di inestimabile valore: “l’avvicinarsi alle nostre comunità all’estero permette di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse umane, professionali ed imprenditoriali, di valori civili impersonati ed incardinati nelle società dei paesi d’emigrazione che porta loro una messe di riconoscimenti, guadagnati sul campo in decenni di impegno competitivo, talvolta contro supponenza e pregiudizi”. L’incontro diretto con gli emigrati e i loro discendenti fa anche comprendere quanto impegno e tenacia siano stati necessari a superare le ostilità contro gli italiani e l’Italia, che spesso all’estero non gode di giudizi positivi, perché stenta a realizzare pari opportunità per i suoi cittadini, come dimostra anche la terza ondata migratoria in atto, che dalla crisi economica del 2007- 2008 registra esodi che hanno toccato i 150.000 emigrati in un anno, spesso giovani laureati privi di opportunità di lavoro in patria.
Il saggio di Palmerini offre inoltre l’occasione di localizzare nel tempo gli spostamenti di massa dall’Italia in vari paesi, avvalendosi del Rapporto Italiani nel Mondo (2021), della Fondazione Migrantes, che comunica in dettaglio la provenienza regionale degli espatri documentati nel Dizionario Enciclopedico Migrazioni Italiane nel Mondo. Impressionanti i dati statistici: dei 29 milioni di migranti che hanno lasciato l’Italia negli ultimi centocinquant’anni 1.254.223 sono abruzzesi e in testa alla classifica c’è il Veneto, con 3.212.919 emigrati. Nel mondo si calcola che siano 80 milioni gli oriundi italiani discendenti dai primi emigrati: un’altra Italia molto più grande di quella in cui viviamo, che si organizza e si riunisce in numerosissime associazioni di italiani all’estero e non dimentica la patria d’origine.
Questi dati, già da soli, parlano di un’italianità a cui in patria si pensa pochissimo e che pochissimo si conosce, anche se nelle storie familiari degli italiani l’emigrazione è onnipresente. Palmerini offre al lettore l’opportunità di riflettere sull’esistenza e sul valore delle comunità di oriundi italiani dislocate nel mondo: 25 milioni solo in Brasile, 22 in Argentina, diversi milioni in Canada, in Australia e nei paesi europei, altri 18 milioni negli Stati Uniti, dove i primi emigrati italiani erano considerati “gente inferiore” e per anni hanno americanizzato i loro nomi e cognomi per non subire discriminazioni e ingiustizie. Oggi la considerazione di cui l’italianità gode è del tutto diversa e dagli anni Trenta del secolo scorso l’orgoglio dell’appartenenza italiana si manifesta con la parata del Columbus Day a New York, un evento spettacolare fondato dal magnate italo americano Generoso Pope nel 1929, di cui Palmerini traccia un’entusiasta descrizione dal vivo partecipando alle edizioni della festa dopo la pandemia.
Altri piccoli ma significativi fatti raccontati nel libro rientrano nella grande storia migratoria, ad esempio l’inaugurazione del parco giochi di Barete, un comune aquilano, realizzato con una donazione della Federazione abruzzese di Hamilton, in Canada; una testimonianza del legame affettivo che dopo tanti decenni di lontananza lega ancora i discendenti degli emigrati italiani alla regione d’origine. Lo stesso messaggio si ripropone nella menzione del programma televisivo “Cristianità” di RAI World realizzato e condotto da suor Myriam Castelli, due puntate trasmesse nel Natale del 2022 con tanti ospiti e collegamenti per dare “Buon Natale a tutti gli italiani dei cinque continenti!”.
Di tono elegiaco è invece il contributo dedicato all’emigrazione in Abruzzo nell’articolo Castelnuovo, Peltuinum e l’Altopiano, dove l’autore rievoca il paesaggio dei mandorli in fiore e dei campi di zafferano lungo il “tratturo magno”, prima che l’emigrazione svuotasse le terre e i borghi di questa regione dell’Abruzzo montano. Sempre di emigrazione si parla nella presentazione della mostra “Madre Cabrini, L’angelo dei migranti. Ieri – Oggi – Domani”, allestita a Milano all’inizio del 2023 dall’artista Meo Carbone per raccontare l’emigrazione italiana e ricordare Madre Francesca Saverio Cabrini e la sua intensa attività di costruzione di strutture di accoglienza negli Stati Uniti, dove era stata inviata da Papa Leone XIII per l’assistenza agli espatriati italiani. La mostra riporta alla ribalta la figura straordinaria di questa donna che per prima fu proclamata santa negli Stati Uniti e che già era stata celebrata nel 1960 dallo scrittore italoamericano Pietro Di Donato nel romanzo The Immigrant Saint: The Life of Mother Cabrini.
Un altro interessante frammento di storia dell’emigrazione italiana ricostruita attraverso le parole dei suoi stessi protagonisti è il libro Voci d’Abruzzo, che quindici studenti del Liceo di Scienze Umane “Giambattista Vico” di Sulmona, coordinati dalle loro professoresse Carolina Lettieri, Anna Lucia Cardinali e Vanessa Romanelli, hanno scritto offrendo un sensibile e vivace contributo allo studio delle realtà migratorie nell’area peligna. Gli studenti hanno raccolto biografie e interviste di alcuni emigrati abruzzesi originari del loro territorio che hanno dimostrato il loro talento in Canada e negli Stati Uniti, dando prova di serietà e di ingegno.
La raccolta di testimonianze degli studenti sulmonesi richiama un particolare aspetto dell’emigrazione evidenziato più volte da Palmerini nel libro, dove molto l’autore insiste sul pregevole valore dell’italianità fuori dall’Italia e dove assai rilevante è l’attenzione riservata a eventi culturali che ne trattano. In questo percorso si inserisce il convegno “Italia Eterna”, svolto a Mentone nel settembre del 2022 da Alter Italia, associazione fondata dall’imprenditore Mauro Marabini. In tale occasione esperti internazionali hanno illustrato le eccellenti risorse umane presenti nelle comunità italiane nel mondo e le potenzialità che potrebbero essere messe a frutto e in sinergia se l’Italia riconoscesse l’altra Italia che vive e opera all’estero, creando una rete e un network tra gli italiani nel mondo, sei milioni dei quali sono iscritti all’AIRE, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, corrispondenti a circa il 10% della popolazione dell’Italia. Nel convegno di Mentone si evidenzia e si stigmatizza con chiarezza l’esclusione riservata nella nostra storia nazionale all’emigrazione italiana, del tutto assente o relegata in trattazioni marginali sui testi scolastici, e si propone un’inversione di rotta, chiedendo che la storia della popolazione italiana emigrata entri nei programmi e nei piani di studio delle nostre scuole e università.
Su molte delle questioni legate all’italianità sviluppatasi nei paesi esteri grazie alle comunità di emigrati insiste l’intervista di Giovanna Chiarilli a Goffredo Palmerini sul suo recente libro Il mondo che va (One Group, 2023), dove viene ricostruita l’opera del giornalista e scrittore aquilano nel mondo dell’emigrazione come membro del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo (CRAM) e della storica associazione ANFE, fondata nel 1947 da Maria Federici Agamben, che fece parte dell’Assemblea Costituente. L’impegno di “Ambasciatore dell’Abruzzo nel mondo”, iniziato per Palmerini nel 2009, lo ha portato a prendere numerosi contatti con le comunità di oriundi italiani sparsi in vari angoli del pianeta, a conoscerne la ricchezza morale e l’amore per l’Italia, ben più vivo di chi ci vive, e ad apprezzare il prestigio e la considerazione che gli emigrati sono riusciti a conquistarsi. Di queste realtà sconosciute in patria Palmerini parla con efficacia e determinazione nei suoi annuari, che raccolgono insieme alle cronache di viaggio anche i ritratti di personaggi esemplari, come i due aquilani Omero Sabatini e Maurizio Cirillo, dei cui meriti si parla ne Il mondo che va.
Nell’intervista Palmerini ricorda inoltre l’importanza della stampa italiana all’estero, che dovunque esistano comunità italiane racconta i vari volti dell’Italia, appagando il desiderio di conoscenza degli emigrati e stabilendo tra loro e la madre patria una relazione costante che è anche utile a promuovere una concezione dell’Italia molto più vasta rispetto al solo territorio nazionale italiano. Le due Italie, quella dentro e quella fuori dei suoi confini, ospitano 140 milioni di italiani, che potrebbero avere un ruolo ben diverso se lo Stato italiano investisse in politiche di promozione e sostegno sull’Italia all’estero. È questo, tra i tanti contenuti del libro degni di menzione, il messaggio più importante e propositivo che il pontifex maximus aquilano ci comunica in questo libro, arricchendo e approfondendo la conoscenza di due mondi italiani tra loro ancora assai distanti, che però molto in comune hanno per diventare più vicini.